Una bevanda scaduta fa male?


Acqua e bevande non “scadono”.
In particolare per le bevande con un tasso alcolico superiore al 10% non è prevista dalla legge l’indicazione di alcun termine entro cui consumare il prodotto.
Sull’etichetta delle bevande con meno del 10% in alcol (la birra per esempio, di quelle analcoliche e delle acque minerali è indicato solo il termine minimo di conservazione.
Ovvero è presente la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” una certa data.
Tale data rappresenta il termine entro cui il prodotto, in corrette condizioni di conservazione, non altera le proprie proprietà nutrizionali e organolettiche, cioè di gusto.
Limite valicabile.
Se viene superato non significa che il prodotto diventa nocivo per la salute, ma solo che alcune di queste caratteristiche sensoriali o nutritive non sono più garantite.
Al contrario, esiste un limite tassativo di consumo per i prodotti deperibili in cui l’etichetta indica “da consumarsi entro”.
Il latte fresco, per esempio, scade: dopo la data riportata in etichetta, per motivi di ordine microbiologico (presenza di microrganismi) e quindi di sicurezza, non è più consigliabile consumarlo.

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